
PERNA FOUNDATION
Presidente: Giovanna Palumbo Perna ​
Curatore: Manuela Annibali
Comitato Scientifico: Alanna Heiss, Paolo Colombo,
Marc Mayer, Vincente Todolì
​
​​
​

IL MEDITERRANEO
E LA PERNA FOUNDATION
​​​
Per migliaia di anni, fino alla metà del Seicento, il Mediterraneo è stato il centro del mondo, il luogo privilegiato della geografia e dello spirito dove, per destino naturale, l'Italia ha fatto da asse mediano tra il nord e il sud, tra l'oriente e l'occidente. E' qui che sono nati l'urbanistica, i templi e i musei; le biblioteche, gli anfiteatri, le terme le arene; le feste l'università; la grammatica la retorica; il monoteismo il monachesimo; la riflessione sulla vita, sulla morte sull'umanità.
​
La passione estetica della famiglia Perna, nutrita dalla frequentazione costante dei mondi che nell'estetica confluiscono - collezionismo e moda - ha suggerito l'idea di una fondazione dedicata alla ricerca, all'esposizione e alla raccolta di opere create dagli artisti che nei paesi del Mediterraneo trovano stimolo e senso. E' nata cosi la Perna Foundation che si avvale di un Comitato scientifico internazionale composto da Alanna Heiss, direttore del PS1-Moma di New Your, da Marc Mayer, direttore del museo di arte contemporanea di Montreal, da Vincente Todolì, direttore della Tate Modern Gallery di Londra, da Paolo Colombo consulente del museo Benaki di Atene e del museo di arte contemporanea di Istanbul. A questi prestigiosi esperti è affidata la ricerca costante di opere capaci di rappresentare gli umori, le traiettorie, le esperienze migliori dell'arte attualmente prodotta intorno al Mediterraneo.
​
Mission della Perna Foundation è lo sviluppo delle arti del Mediterraneo attraverso un'accurata selezione delle opere migliori e una efficace segnalazione alla critica e al pubblico in tutto il mondo.
​
Domenico De Masi
MEDITERRANEO 2008
Manuela Annibali
Curatore
QUANDO IL MARE DISEGNA L'ARTE E LA TERRA Il Mediterraneo è la culla della civiltà occidentale, lo specchio di antiche culture che sulle sue sponde si sono incontrate e mescolate, dando vita a una delle pluralità più complesse e affascinanti dell'intero pianeta. La necessità di indagare cosa succede oggi in questa area e di fare luce su tali questioni ha spinto la Perna Foundation a costituirsi nel 2006 come un osservatorio sull'Universo Mediterraneo, focalizzando l'attenzione sulla produzione artistica proveniente dai paesi mediterranei e affidando proprio agli artisti la denuncia finale dello stato attuale del panorama culturale inerente al territorio di appartenenza. Uno spirito di mecenatismo, poi, caratterizza la Fondazione, che, se da una parte lavora per strutturare una collezione di respiro internazionale e puntata al futuro, dall'altra si propone anche come nuova istituzione privata a sostegno del singolo artista. Il progetto si concretizza - a quasi due anni dal suo inizio e con la sinergia di un comitato scientifico formato da Alanna Heiss, Paolo Colombo, Marc Mayer e Vincente Todolì - in un'articolata raccolta di 29 opere, presentata nella rassegna MEDITERRANEO 2008, all'interno della Sezione Arti Visive del Ravello Festival, diretta da Achille Bonito Oliva. Il titolo della mostra - binomio di carattere geografico e temporale - si riferisce alla scelta di illustrare, seppur parzialmente, uno spazio e un momento, uno scorcio dello stato storico-artistico contemporaneo nel Mediterraneo: la Perna Foundation, infatti, presenta la sua collezione aggiornata al 2008, una raccolta di ciò che essa considera oggi espressione primaria del dialogo tra le arti. Se il tema del Ravello Festival di quest’anno è la "diversità ", la rassegna della Perna Foundation cerca di mettere in evidenza tutti gli aspetti relativi a questo assioma: le differenti realtà politiche, religiose, etnografiche, le varie matrici intellettuali e psicologiche, le memorie collettive di popoli diversi che convivono nel Mediterraneo. (...)
Paolo Colombo
Comitato scientifico
GEOGRAFIA MEDITERRANEA Cosa rende un paese tale? La comune geografia o la comune etnia? Etnia e territorio, questi due fattori sembrano oggi contendersi il primato per definire un concetto, quello di stato nazione, che, dall'Illuminismo alla globalizzazione, ha visto cedere sotto la pressione di un mondo senza confini e in cui la voce del singolo potesse divenire voce collettiva. Da un punto di vista tecnologico il ruolo di internet è stato capitale, sia nella iniziale esaltazione dell'ubiquità e della trasversalità , che ha sommerso la voce del singolo in quella universalistica ed enciclopedica, senza confini, sia, oggi, nella vera possibilità che la rete ha dato all'individuo di emergere ed ergersi a voce corale e di fare dell'eccezione la regola. La forza del Mediterraneo è sempre stata quella della sua geografia. La sua storia è radicata e conseguente alla sua geografia, le potenze e le civiltà nate ed espanse dal Mediterraneo furono strategicamente tali per la geografia di questa zona del mondo. Guerre, dominazioni, cultura, storia e invasioni, nel Mediterraneo hanno trovato due fattori che ne hanno definito il carattere: il commercio e lo scambio. Questi due fattori hanno fatto sì che i paesi coinvolti, che si affacciano sul Mare Mediterraneo, dalla Spagna, al Nord Africa, all'Asia Minore crescessero stratificandosi nei secoli l'uno sull'altro e nell'altro, dominandosi l'uno con l'altro senza che mai il commercio cessasse, e questo scambio costante nei secoli ha comportato che, nonostante un quasi perenne stato di assedio e di invasioni territoriali, le diverse popolazioni assimilassero lingua, leggi, usi, religioni, costumi, arti e culture. Ciò avvenne, e avviene ancora oggi, non in un melting-pot istituzionalizzato che vede l'addizione schematica di due culture associarsi in un ibrido astorico (si dice facilmente latino-americano o afro- americano, non si sentirà spesso dire di franco-africano o di italo-balcanico). La cultura mediterranea ha da sempre fondato la sua storia sul movimento e sullo scambio con i paesi limitrofi, sulla contaminazione piuttosto che sull'assimilazione, se si presume che la prima comprende e assorbe la cultura vicina, facendosene trasformare senza paura di perdere un’identità in fieri nei secoli, la seconda la inghiotte dissolvendone il carattere, dall'ansia di non riconoscere più un'identità che le fa difetto. Lo scopo e le finalità della collezione di arte contemporanea Perna sono di particolare importanza relativamente alla definizione di una realtà storica e geografica come quella dei paesi del bacino Mediterraneo: acquisendo opere di artisti viventi provenienti da quei paesi, la Fondazione pone le basi per diventare un osservatorio diretto di una cultura, come abbiamo scritto sopra, come quella mediterranea, che nel moto perpetuo, violento (come nelle guerre) o pacifico (quando diviene culturale) esso sia, trova le sue profonde radici e la sua più moderna identità . (...)
Alanna Heiss
Comitato scientifico
LA CULLA E LA TOMBA La Perna Foundation allestisce una mostra del suo primo anno di collezione in Villa Rufolo, presso Ravello, in Italia. Ravello, affascinante villaggio di bellezza storica abbarbicato sulle scogliere della costiera amalfitana, è il luogo che ha dato l'ispirazione a Wagner per le scenografie del Parsifal e che in seguito è divenuto un centro culturale per musicisti e scrittori di ogni sorta, da Andre Gide a Gore Vidal e Villa Rufolo da lungo tempo ospita regolarmente interessanti esposizioni d'arte contemporanea. Nella collezione della Perna Foundation sono riuniti artisti le cui opere rispecchiano il retaggio storico e il percorso geografico del Mediterraneo. I quattro artisti di cui mi accingo a parlare hanno esposto le loro opere al P.S.1 negli scorsi anni, e possiamo dirci orgogliosi di accoglierli nella collezione della Fondazione. Walid Raad e Atlas Group hanno unito realtà e immaginazione per creare una biblioteca di film, collage e fotografie con proporzioni degne di Borges, che rispecchia un'esperienza vissuta in cui verità , dicerie e menzogne si mescolano con conseguenze molto reali. L'assieme di documenti fotografici nella collezione Perna fa da complemento a questo enigmatico archivio della storia contemporanea del Libano. Paolo Canevari, artista italiano che vive a New York, ha stabilito i confini di un terreno che incorpora significati simbolici e interessi sociali. Utilizzando più e più volte immagini di pneumatici d'auto, teschi e animali, Canevari li ha fatti assurgere al regno del simbolismo: detriti urbani, ossa e cani malandati rappresentano problemi più importanti come povertà , violenza e degrado. La sua esposizione del 2004 al P.S.1, Welcome to Oz, ha riempito il cortile del museo con tubazioni interne e filo spinato per creare un ambiente simile a una prigione, di grande effetto. Seed, la gigantografia verticale di un uomo con le braccia levate al cielo, realizzata nel 2008, occupa una posizione di primo piano nell'installazione della Perna Foundation. Facendo appello all'esperienza dell'immigrazione, i video, le fotografie e le sculture di Adrian Paci esaminano la natura transitoria della vita contemporanea e del modo in cui è possibile riavvicinare le distanze geografiche e culturali. La sua scultura di un uomo schiacciato dal peso della casa che porta in spalla, la proiezione di una bambina che canta una canzone popolare in videoconferenza con il villaggio della sua famiglia e la fotografia di viaggiatori come naufraghi sull'asfalto di un aeroporto sono tutte allusioni alle necessità e alle sfide affrontate per nutrire e sostenere le comunità . Qui Adrian Paci presenta una misteriosa fotografia, intitolata Per Speculum, in cui una bambina sembra farsi infuso di energia magica. Per una recente esibizione del P.S.1 intitolata Senso Unico, Pietro Roccasalva ha ricreato l'installazione Jockey Full of Bourbon. Entrando dalla porta di una stanzetta da bagno e spiando attraverso un foro in un quadro in cornice che raffigura le navate di una chiesa, il visitatore scopriva una stanza adiacente identica, al centro della quale vi era un inquietante pappagallo impagliato. Come in un gioco d'immagini, il visitatore scopriva di avere come controparte un volatile che gli restituiva implacabilmente lo sguardo un incontro ravvicinato del terzo tipo tra due specie diverse. Per la collezione Perna, Roccasalva presenta Rex, un'installazione del 2004 che assembla lo stesso pappagallo rosso con un piccolo disegno in grafite risalente al 1995.
Marc Mayer
Comitato scientifico
ARTE MEDITERRANEA E UNITA' EUROPEA A parte una conoscenza molto superficiale di Napoli e Capri, dovuta al mio lavoro, per la Perna Foundation come viaggiatore non ho familiarità con l'area del Mediterraneo. Eppure, le persone di origini mediterranee mi sono sempre state familiari e la mia vita ne è ancora ben piena. Essendo cresciuto in un paese pluralistico come il Canada e avendo vissuto molti anni in un paese altrettanto multietnico come gli Stati Uniti, ho incontrato e, a volte, conosciuto intimamente persone di origine mediterranea come italiani, greci, francesi del sud, spagnoli, libanesi, palestinesi, portoghesi, israeliani, croati, sloveni, bosniaci, serbi, egiziani, siriani, turchi, algerini, giordani, marocchini, tunisini, libici, corsi e ciprioti. Che io sappia, non credo di aver mai conosciuto nessun albanese, ma non mi sorprenderebbe se fosse successo. Nonostante tutte queste conoscenze, non mi considero una persona particolarmente socievole. E se qualcuna di queste persone mi ha mai dato l'impressione di essere esotica, è passato troppo tempo perché me ne ricordi. Per pura coincidenza, nel quartiere in cui abito ora a Montréal ci sono diverse persone nate in regioni mediterranee, e non in Canada. Dal gruppo di anziani greci che sembrano passare tutta la giornata a parlare tra loro, sorseggiando caffè al McDonald's all'angolo, ai numerosi fruttivendoli mediorientali che, fatta eccezione per i libanesi, non sembrano interessati al francese diffuso tra la maggioranza delle persone qui, ai commercianti italiani che passano senza problemi dal francese all'inglese alla loro lingua natia, come se fosse la cosa più naturale del mondo, a volte ho l'impressione che il mediterraneo mi circondi da ogni parte. Quando lavoro fino a tardi, spesso è un loquace tassista nordafricano, mai lo stesso, che mi accompagna a casa attraversando quartieri greci ed ebraici, spargendo opinioni e osservazioni sulla vita in generale, in un perfetto francese. Una simile passione per il buon senso mi affascina sempre. Se richiamo questi aneddoti non è per presentare le mie credenziali e affermare che conosco abbastanza la regione mediterranea, con tutte le sue diaspore, da potermi ergere a fonte autorevole per quanto riguarda la cultura mediterranea contemporanea. Non pretendo di avere tanta esperienza. Voglio invece mostrare come tanti nordamericani come me non hanno la concezione di un mondo senza una forte presenza di persone di origini mediterranee di ogni genere. Sono tra i creatori della nostra realtà quotidiana. La mia cultura e la mia istruzione, per non parlare della mia alimentazione, hanno subito una profonda influenza da questa regione, e lo stesso vale per le due generazioni precedenti della mia famiglia franco-canadese. Il Mediterraneo in sé, tuttavia, non rientra nella mia esperienza. Dal poco che ne conosco, per lo più grazie a conversazioni con persone che provengono da quell'area, ai racconti di mio padre sul suo servizio militare in marina, a libri e film e all'intuizione che mi proviene dalla mia conoscenza più profonda dell'Europa settentrionale, immagino le coste europee abitate da società sorprendentemente omogenee, completamente diverse dalla mia. Immagino nazioni che, di malavoglia , costituiscono federazioni e unioni amministrative multinazionali in nome di un'economia e un'influenza globale che sono in continuo declino dall'antica età dell'oro di queste regioni. Sulla costa africana, la mia idea di omogeneità è ancora più estrema, ma con la religione al posto della strategia amministrativa della federazione. Sulla costa orientale non vedo altro che un eterno conflitto. Un'idea probabilmente inesatta e ingenua. Ad ogni buon conto, certamente tutti i miei vicini mediterranei a Montréal – meglio ancora, tutti i nordamericani, che siano politicamente di sinistra, di destra o di centro – nutrono le stesse speranze che nutro io per l'Unione Europea. Certamente tutti ci auguriamo una pace duratura in Medio Oriente, vera democrazia e prosperità diffuse nel mondo arabo. A dire il vero, la mia arroganza da «Nuovo Mondo»> mi impedisce di comprendere perché diamine democrazia e libertà non siano sacre in tutto il mondo.(...)